mercoledì 15 dicembre 2010

Il nostro futuro secondo Microsoft



Ecco un video in cui viene mostrato il prossimo progetto dei Microsoft Office Labs. Chiamato semplicemente 2019, il video mostra uomini, donne e bambini che operano con i dispositivi della prossima generazione.

Si tratta di una serie di tecnologie che, secondo Microsoft, diventeranno parte della nostra vita nei prossimi dieci anni. Forse alcuni riconosceranno macchinari che, per esempio, già si intravedono nelle previsioni che riguardano il futuro della medicina. Eppure il video è impressionante nella sua capacità di mostrare un futuro tanto diverso quanto vicino.

Giornali elettronici, superfici multitouch, realtà virtuale, telefonini simili ad agende di carta. Davvero il futuro secondo Microsoft sarà così?

mercoledì 10 novembre 2010

Intervista con Gary Cosimini

Leggevo una tua intervista in cui raccontavi di quando sei entrato in Adobe, nel periodo in cui avete introdotto il formato pdf nelle redazioni. E’ stato un momento di grande cambiamento nell’editoria, un pò come oggi.

La storia si ripete in slow motion, stiamo creando un pdf per le pubblicazioni interattive, è un’occasione stupenda di scrivere un pezzo di storia.

Raccontavi del tuo ruolo di Business Developer, che ricopri ancora oggi, di come fosse quasi necessario inventare uova senza una gallina.

Non c’era nemmeno quasi la mail, come si passavano i file? Stavamo gestendo un problema che a malapena la gente sapeva di avere, poi col tempo pdf è diventata una parola comune, parte dell’informatica di ogni giorno, come jpeg.

Oggi invece il problema del cambiamento è molto pressante per gli editori.

Sì è anche un fatto di definizione, di novità culturale, bisogna chiarire cosa è una app rispetto ad una pubblicazione. Noi stiamo cercando di creare app che leggano la pubblicazione, mi spiego: all’inizio erano una cosa sola, ora stiamo iniziando a strutturare app che leggono contenuto, che fanno e-commerce e che possano interagire con il lettore. Ad esempio l’app di Wired è solo 2 MB, e poi ogni mese scarica il contenuto che è un file di tipo .issue e rappresenta il contenuto.

Quale è il futuro del formato .issue? La reazione al primo numero di Wired per iPad è stata che 500 MB sono troppi.

Uguale al pdf, che col tempo abbiamo ottimizzato moltissimo rispetto alle prime versioni. Ora ogni pagina di Wired è 1 MB, una orizzontale e una verticale, ma 2 MB diventeranno presto 100 Kb.

Raccontaci qualcosa di CS5 Packager for iPhone. Sarà sempre più strategico poter uscire su diverse piattaforme direttamente dal programma di impaginazione.

Sì quello era il nostro prodotto originario per uscire su iPad, poi Apple ci ha bloccati e siamo stati costretti a ripensare tutto, finendo per creare il formato .issue - che vorremmo standardizzare così come è stato per il formato pdf. Da Indesign a Flash e poi al sistema operativo di Apple, poi, con la chiusura di Apple a Flash, abbiamo virato verso altre soluzioni: vedremo, sembra che la decisione possa cambiare nel prossimo futuro. Per ora abbiamo oltre 800 editori che stanno testando il formato .issue, in beta fino alla seconda metà del 2011. Realizziamo codice su misura, però man mano tutto viene reintrodotto nella base comune: questo è il nostro principio di sviluppo.

Wired quindi è stato un alpha tester?

Sì ci hanno aiutato con molto feedback e con la loro esperienza di editori. Sono a due isolati da noi a SF, è stato bello lavorare con loro. Sono molto preparati tecnologicamente.

Avete dovuto inventare parecchie cose per iPad, cose che non sono il vostro business: user experience e interaction design, information architecture ad esempio.

Abbiamo un team chiamato XD, Experience Design: creano sempre loro i piloti con i clienti, i siti Flex sono tutta roba loro. Sono designer e ingegneri, hanno studiato il formato della rivista mensile insieme con Wired, è stata una coppia perfetta.

E con il New York Times? Il loro Reader, ad esempio? Come è stato il lavoro per un quotidiano?

Progetto anche questo del team XD, creato come rimpiazzo di una cosa fatta da loro precedentemente in Windows Presentation Format, che non girava bene su piattaforme diverse. E’ stato un progetto che ci ha insegnato molto. Alcuni elementi sono poi diventati parte di Flash, come il motore tipografico che può giustificare, mandare a capo a metà parola o usare font Open Type, le spaziature tra lettere e tra parole sono ottime. HTML non fornisce strumenti di questa qualità per l’impaginazione.

Il loro prodotto desktop è in AIR. Quale è il futuro di queste app e di Flash, vista la politica molto aggressiva di Apple?

Apple è solo uno dei player, Android ad esempio supporta Flash: saranno i consumatori a scegliere e a far pressioni su Apple. Vedremo: non è una decisione tecnica, è solamente una strategia di mercato molto protezionista.

lunedì 25 ottobre 2010

Wi-Fi Direct


La Wi-Fi Alliance ha appena annunciato il Wi-Fi Direct. La nuova tecnologia permetterà ai dispositivi che supportano connessioni Wi-Fi di connettersi direttamente senza che sia necessaria la presenta di un router nei paraggi.

Sarà possibile scambiarsi dati, stampare e giocare connettendo direttamente tra loro telefoni cellulari, console di gioco, stampanti, macchine fotografiche utilizzando il protocollo che fino ad ora ha ancora bisogno di un access point di riferimento per funzionare.

La Wi-Fi Alliance ci assicura che le connessioni saranno protette con chiavi di tipo WPA2, attualmente considerate le più sicure per proteggere e criptare le connessioni wi-fi.

Domanda: il bluetooth avrà ancora motivo di esistere dopo questa innovazione?


venerdì 22 ottobre 2010

Il mercato televisivo in Italia: 2010-2012

Il mercato televisivo italiano è digitale. L'analogico è presente, a fine 2010, in meno del 20% delle abitazioni.

Dopo un periodo piuttosto sfavorevole, a causa della crisi economica, il mercato crescerà, nel prossimo triennio, ad un tasso medio del 3,4%.

La pubblicità rimane la risorsa principale del mercato, pur crescendo a ritmi inferiori rispetto alla pay-tv e rimanendo costantemente al di sotto del 50%.

Mediaset rimarrà leader nella pubblicità e Sky nella pay-tv. Pur riducendo la quota di mercato nel core business, Sky riprenderà a crescere in valori e abbonati e diventerà un attore significativo anche nel mercato pubblicitario, grazie all’aumento dell’offerta in chiaro sul digitale terrestre.

E' quanto emerge dal quarto Rapporto Il mercato televisivo in Italia: 2010-2012, in uscita l'8 novembre, che descrive con dati, tabelle e grafici le trasformazioni a cui andrà incontro il mercato della televisione italiana nei prossimi anni fornendo, in maniera puntuale, previsioni di crescita delle diverse piattaforme, delle risorse e dei principali attori.

mercoledì 20 ottobre 2010

Dropbox -


DropBox è un software multi-piattaforma (PC, Mac e Linux) che semplifica notevolmente la condivisione ed il salvataggio dei propri file online. Attraverso questo programma è possibile utilizzare un hard disk remoto senza l’incombenza di imparare l’uso di nuove interfacce o nuovi comandi: il software è completamente trasparente all’utente finale così come accade per iDisk di Apple.

Il disco remoto appare sotto forma di cartella, e può contenere tutti i file che vogliamo. Per poter inserire un file è sufficiente trascinarlo. La sincronizzazione tra file remoto e file corrente è completamente automatica e l’accesso universale ai file è garantito dalla disponibilità del software per i principali sistemi operativi e persino da una versione completamente via web.

Il servizio potrebbe essere utile per condividere foto o documenti con altri utenti (qui trovate alcune idee per usare Dropbox). Nel caso dei documenti, è disponibile una speciale cartella che contiene tutti i file pubblici. Utilizzando il menu contestuale su un singolo file remoto è possibile copiare in memoria il suo indirizzo web per poterlo condividere con amici e colleghi. Nel caso di fotografie è possibile trascinare intere cartelle sul disco remoto, creando dei veri e propri album fotografici pubblici o privati.

Sul fronte della sicurezza DropBox è assolutamente valido dal momento che l’intera comunicazione con il server avviene utilizzando il protocollo SSL e crittografando i dati con l’algoritmo AES-256. E’ possibile abilitare l’accesso ad una cartella anche solo ad alcuni utenti attraverso la registrazione dei loro indirizzi email; creando dei veri e propri spazi di lavoro.

Il servizio offre gratuitamente 2.0Gb di spazio che possono essere estesi a 50Gb pagando $9,99 al mese oppure $99 all’anno. DropBox è ancora in versione BETA ed è disponibile gratuitamente attraverso il sito ufficiale.


Television Meet Internet



Eccola qui: Sony internet tv.
Internet è sempre lo stesso: un vastissimo mondo nato nel 1992, una sorta di entità onnicomprensiva dell'intero scibile umano, consultabile senza limiti per soddisfare ogni tipo di curiosità.
Quello che cambia è il modo di interfacciarsi a tale piattaforma, che si trasforma, si modella, si declina in base alle esigenze ed ai progressi della tecnologia: l'accesso alla rete, prima appannaggio dei personal computer è stato poi concesso, pian piano, anche alle console di videogiochi, ai tablet ed ai cellulari, permettendo così una consultazione di internet in mobilità.
Oggi, grazie a Sony e Google, sembra che ci aspetti un altro passo di questa evoluzione.
In un evento ad-hoc nella grande Mela, Sony ha diffuso tutti i dettagli del suo nuovo prodotto, quell'internet-TV la cui diffusione ha, fino ad ora, faticato ad esprimersi. Si tratta di un pannello LED ad alta risoluzione (tutti i modelli presentano il supporto al FullHD) disponibile in quattro diverse grandezze (24, 32, 40 e 46 pollici), poggiato su sistema operativo Android e dotato di modulo Wi-Fi per una comoda e costante connessione alla rete. Esteticamente, Sony Google TV appare assolutamente simile ad un televisore (che poggia su una base di metallo, che avrebbe sicuramente potuto essere più elegante ed in linea col resto dello stile). Ma cosa permette di fare, in poche parole, il nuovo prodotto della casa giapponese? Semplicemente, tutto quello che fareste di fronte allo schermo del vostro computer e con una connessione internet: permette di navigare (il browser, come facilmente intuibile, è Google Chrome), aggiornare la propria pagina su qualsiasi social network, guardare video su YouTube, leggere gli ultimi articoli di Everyeye e commentarli sul forum, e tanto altro ancora. Ma la domanda necessaria, a fronte di un'impostazione così libera, riguarda per forza di cose il modo con cui gli input dell'utente saranno trasmessi a Sony Google TV: è evidente che non può bastare un telecomando canonico, ed è per questo che la casa giapponese ha pensato a qualcosa di più, che integri telecomando, tastiera e, in un certo modo, mouse. Avremo nelle nostre mani un dispositivo ergonomico, che presenta una tastiera QWERTY da usare con i due pollici, alcuni tasti dedicati, un pad direzionale, ed un piccolo touchpad che faccia da mouse, per permetterci di navigare comodamente tra le pagine web. Un telecomando sicuramente complesso, almeno a prima vista, che con le sue decine di tasti, paradossalmente, potrebbe scoraggiare i meno avvezzi alle tecnologie, proprio il target a cui Sony conta di puntare per la diffusione della sua internet TV. In alternativa, sempre per coloro che preferiscono un metodo di controllo più semplice, è possibile usare un telecomando Logitech (130$) oppure uno smartphone compatibile (Android o iPhone), tramite un'applicazione specifica. In questo modo, però, c'è ovviamente da sacrificare parte di quella comodità derivante dalle ampie possibilità del telecomando Sony.

Fattore da non sottovalutare è quello che riguarda il marketplace, piattaforma ancora non acerba ma su cui presumibilmente si riverserà gran parte dei fondi di Sony. Le nuove internet TV ospiteranno applicazioni e widget che permetteranno di gestire facilmente elementi esterni come il meteo o i risultati sportivi, in modo che non si debba sprecare tempo per effettuare una ricerca a parte. Già al day one saranno disponibili alcune delle applicazioni terze parti più famose, come Facebook, Twitter, YouTube o Pandora, mentre una del tutto nuova e completamente rivolta alla riproduzione di prodotti in streaming, Qriocity, sarà commercializzata da Sony stessa.

Altro punto caratterizzante dell'offerta è quello relativo al lettore Blu-ray: venduto separatamente al costo di 399$, oltre a svolgere le proprie funzioni principali, offre al suo interno le caratteristiche della internet TV, rendendole così usufruibili anche da parte di chi è affezionato al proprio pannello da salotto ma non vuole rinunciare a godere dell'ultima evoluzione della tecnologia.

Sony Google TV sarà disponibile in America a partire dal 24 Ottobre, e, parlando di prezzi, si parte dai 599$ del modello da 24" fino ad arrivare ai 1.399 per quello da 46.
Prezzi troppo alti per il mercato? Sarà disposto il pubblico a sborsare tali somme per trovarsi di fronte a qualcosa che, per quanto tecnologicamente avanzato e innovativo, non può considerarsi altro che un esperimento? E soprattutto, a proposito di mercato, come risolvere il problema (del tutto formale?) della collocazione di un prodotto come Sony Google TV?
Che cos'è, di preciso, e cosa vuole rappresentare nella vita degli utenti?

La risposta all'interrogativo posto poco fa, può in qualche modo essere riassunta nel titolo di questo paragrafo. L'ultimo prodotto della casa giapponese vuole proprio essere una finestra sul mondo, un tramite dal particolare (un divano individuale) all'universale (internet e le notizie da tutto il mondo).
Il web, per alcuni, potrebbe sembrare un mondo a parte, con i suoi incomprensibili "vùvùvù", le finestre, i download. Per non parlare delle terribili configurazioni per l'accesso, tra modem, router e connessioni ethernet.
Lasciamo perdere.
Sony Google TV nasce proprio con l'intento di ridurre al minimo quel "digital gap" che separa coloro i quali fanno del computer e del web il proprio pane quotidiano, da quelli che hanno qualche problema anche col tasto power. E, vedete, non è così semplice. Per quanto internet sia comunque accessibile a tutti, richiede alcune conoscenze - alcune predisposizioni, se vogliamo - affatto sottintese. Sarebbe bello se navigare agilmente sulla rete fosse facile come guardare la TV. Sarebbe bello perché oltre ad offrire maggiore comodità a chi, con internet, ci vive, aprirebbe numerosissime possibilità anche agli spettatori "da divano", quelli per cui l'unica fonte d'informazione è il TG delle 13.


Ma è fattibile, ora, una cosa del genere? E soprattutto, sarà fattibile con Sony Google TV?
Il passo, forse, non è così breve come vorrebbe sembrare. A fronte di un dispositivo multimediale che integra servizi televisivi ed altri basati su internet, troviamo un'interfaccia non sempre semplice che, anche a causa dei numerosissimi tasti presenti sul telecomando, potrebbe scoraggiare alcuni utenti. E in un mercato dove l'estetica (e la comodità da essa trasmessa) ha la sua notevole importanza, potrebbe essere un fattore da non sottovalutare.
Ma anche lo ignorassimo, ci sarebbe da chiedersi se effettivamente Sony Google TV abbia le carte in regola per diventare uno standard di intrattenimento tra la TV e il computer, o se si perderà nel limbo della mediocrità, non riuscendo a presentarsi come valida alternativa al classico film in DVD/Blu-ray, soprattutto ora che le console di gioco stanno diventando dei veri e propri media center. Per avere una risposta a questo, dobbiamo aspettare: soltanto il tempo potrà dirci se la formula della nuova internet TV si rivelerà effettivamente vincente, e come questo sarà possibile. Di certo, ci aspettiamo servizi, applicazioni ed idee mai viste prima: il riproporre "il solito internet" su uno schermo televisivo mostrerebbe presto i suoi limiti.